AUGURI LUIGI E ANDREA
[Dal Mattino di Padova-18.5.08]
Intervista ad Alessandro Zan: "Tutte le coppie hanno diritto alla felicità"
Sono le undici e quaranta in municipio quando Luigi e Andrea si scambiano gli anelli. Padova, 17 maggio del 2008: non è un giorno qualunque. Questo è il mese dei matrimoni, e in questa città va in scena il primo matrimonio omosessuale. Nella casa comunale, con i due sposi accompagnati dai testimoni, con i genitori a seguire la cerimonia, gli amici più vicini. Il fotografo ufficiale. E noi del «Mattino», l’unico giornale che ha seguito la cerimonia. E gran cerimoniere, l’ufficiale di stato civile, non poteva non essere Alessandro Zan, consigliere comunale, padre degli ormai celebri «Pacs alla padovana» oltre che presidente nazionale della Linfa. E’ successo tutto come deve succedere in un matrimonio. Gli sposi Luigi e Andrea sono stati ricevuti da Alessandro Zan nella sala Bresciani Alvarez.
Lì si sono seduti gli amici, i genitori, qualche parente della coppia. E poi un fotografo, e un cineoperatore per avere il filmino della cerimonia. E come in ogni matrimonio che si rispetti, c’è stato un intoppo: il testimone di Luigi è arrivato mezz’ora in ritardo, intrappolato nel traffico. Aveva lui le due fedi, e un po’ di apprensione agli sposi l’ha messa. Ma poi, tutto è filato liscio. E così lo scambio di anelli c’è stato, alla fine della breve cerimonia civile. E poi le fotografie nel cortile pensile prima, e in Prato della Valle dopo; il pranzo di matrimonio con i parenti, e persino le bomboniere. Ora vi chiederete: ma è tutto vero, è tutto possibile? Luigi e Andrea sono sposi a tutti gli effetti? Luigi e Andrea sono due gay padovani che hanno deciso di celebrare la loro unione. Prima hanno delegato Alessandro Zan a ritirare in piazza Capitaniato il «certificato di famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi» e poi hanno dato vita ad una cerimonia classica, come avrebbe fatto una coppia etero. E la risposta sulle legittimità della cerimonia? Risponde direttamente Zan, il celebrante: «Non si tratta di un matrimonio vero e proprio, ma è comunque la celebrazione della nascita di una nuova famiglia». Luigi e Andrea hanno entrambi il pizzetto. Si sono conosciuti e innamorati a Padova. Vivono insieme già da qualche anno. Andrea è originario della Sicilia: era arrivato in città per iscriversi all’Università. I due novelli sposi vivono insieme già da qualche tempo: le famiglie si conoscono e i genitori di Andrea, di tanto in tanto, vengono a trovarlo. Sia Luigi che Andrea lavorano a Padova, che è una delle poche città italiane che riconosce le coppie omosessuali con l’attestazione di famiglia anagrafica legata da vincoli affettivi, approvata dal consiglio comunale nel dicembre del 2006. Per correttezza verso i nostri lettori, diciamo che Luigi e Andrea ci hanno chiesto di non pubblicare una foto che li ritraesse in primo piano, né hanno voluto rilasciarci interviste sulla loro storia. Ieri Luigi e Andrea hanno voluto fare le cose in grande. Si sono presentati a palazzo Moroni, attorniati da parenti e amici vestiti a festa. Sono entrati in sala Bresciani Alvarez. Entrambi si sono vestiti in smoking. Qualche occhio lucido, tra gli amici più cari, si è visto. Il matrimonio si sarebbe dovuto celebrare alle 11, ma l’intoppo con le fedi nuziali in tasca al testimone bloccato nel traffico, ha fatto spostare tutto di mezz’ora. «Solitamente celebro, da consigliere comunale, i matrimoni. Questa celebrazione non è la stessa cosa. Ma grazie a questo certificato voi non siete più fantasmi, ma cittadini a pieno titolo - ha esordito Alessandro Zan - L’attestato non ha un valore meramente simbolico, ma anzi vi proteggerà da alcune discriminazioni che subiscono le coppie meno fortunate di voi, perché non vivono a Padova». All’uscita dalla sala i due protagonisti del primo matrimonio gay padovano ci hanno spiegato il motivo del loro non voler apparire sul giornale: «Non cerchiamo la visibilità mediatica - ha spiegato Luigi - Vogliamo però girare un invito a tutte le coppie gay che si amano: fate come noi, perché un giorno così non si scorda più». «Tutte le coppie hanno diritto alla felicità». «Nessuna provocazione, solo il tentativo di dare cittadinanza morale a chi si vuole bene. Hanno chiesto loro una celebrazione laica». Alessandro Zan, consigliere comunale e presidente regionale di Arcigay, tenta di gettare acqua sul fuoco delle polemiche che il matrimonio gay a palazzo Moroni scatenerà. Com’è nata la celebrazione? Sono stato contattato da questi due ragazzi che volevano sottoscrivere il certificato anagrafico e accompagnare l’atto con una celebrazione. Non vedo nulla di scandaloso». Perché ha voluto accontentarli? Perché sappiamo che nella società i simboli hanno grande importanza. E lacelebrazione dell’unione tra due persone è decisiva per la loro felicità. Come ho detto a questi ragazzi con questo rito sono diventati cittadini e non fantasmi, anche per la legge. Un gesto che non sarà esente da critiche: non teme che sia interpretato come una provocazione? Rispondo con una domanda: perché si ha paura di una ritualizzazione istituzionale della consegna del certificato anagrafico? In questa celebrazione ho visto solo parenti e amici, sia etero che omosessuali, felici di celebrare l’amore di due ragazzi. Piuttosto è il mancato riconoscimento pubblico di un legame affettivo che può danneggiare il benessere psicologico di due persone. Sentirsi cittadini di serie B fa male. Io credo che un Comune debba porsi come obiettivo la felicità dei suoi cittadini». Se il governo Prodi non è riuscito ad approvare i Dico, da parte del centrodestra potrebbe arrivare qualche apertura sul riconoscimento dei diritti individuali. Cosa ne pensa? L’argomentazione, utilizzata anche da Veltroni, che è necessario riconoscere i diritti delle persone e non delle coppie è mortificante.
E’ necessario riconoscere che il concetto di famiglia non è unico né è immutabile. I legami affettivi nascono nel contesto delle relazioni sociali e del territorio. Oggi la composizione familiare è mutata. Un governo dovrebbe riconoscere questi nuovi nuclei familiari».
Con questo governo non si arriverà ad una legge Nazionale sui matrimoni gay, e nemmeno ad un riconoscimento delle coppie conviventi. Non c'è abbastanza apertura mentale nell'Italia di oggi perchè ciò accada. Speriamo che il loro riconoscimento avvenga al più presto. Auguri Luigi e Andrea novelli sposi.
Intervista ad Alessandro Zan: "Tutte le coppie hanno diritto alla felicità"
Sono le undici e quaranta in municipio quando Luigi e Andrea si scambiano gli anelli. Padova, 17 maggio del 2008: non è un giorno qualunque. Questo è il mese dei matrimoni, e in questa città va in scena il primo matrimonio omosessuale. Nella casa comunale, con i due sposi accompagnati dai testimoni, con i genitori a seguire la cerimonia, gli amici più vicini. Il fotografo ufficiale. E noi del «Mattino», l’unico giornale che ha seguito la cerimonia. E gran cerimoniere, l’ufficiale di stato civile, non poteva non essere Alessandro Zan, consigliere comunale, padre degli ormai celebri «Pacs alla padovana» oltre che presidente nazionale della Linfa. E’ successo tutto come deve succedere in un matrimonio. Gli sposi Luigi e Andrea sono stati ricevuti da Alessandro Zan nella sala Bresciani Alvarez.
Lì si sono seduti gli amici, i genitori, qualche parente della coppia. E poi un fotografo, e un cineoperatore per avere il filmino della cerimonia. E come in ogni matrimonio che si rispetti, c’è stato un intoppo: il testimone di Luigi è arrivato mezz’ora in ritardo, intrappolato nel traffico. Aveva lui le due fedi, e un po’ di apprensione agli sposi l’ha messa. Ma poi, tutto è filato liscio. E così lo scambio di anelli c’è stato, alla fine della breve cerimonia civile. E poi le fotografie nel cortile pensile prima, e in Prato della Valle dopo; il pranzo di matrimonio con i parenti, e persino le bomboniere. Ora vi chiederete: ma è tutto vero, è tutto possibile? Luigi e Andrea sono sposi a tutti gli effetti? Luigi e Andrea sono due gay padovani che hanno deciso di celebrare la loro unione. Prima hanno delegato Alessandro Zan a ritirare in piazza Capitaniato il «certificato di famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi» e poi hanno dato vita ad una cerimonia classica, come avrebbe fatto una coppia etero. E la risposta sulle legittimità della cerimonia? Risponde direttamente Zan, il celebrante: «Non si tratta di un matrimonio vero e proprio, ma è comunque la celebrazione della nascita di una nuova famiglia». Luigi e Andrea hanno entrambi il pizzetto. Si sono conosciuti e innamorati a Padova. Vivono insieme già da qualche anno. Andrea è originario della Sicilia: era arrivato in città per iscriversi all’Università. I due novelli sposi vivono insieme già da qualche tempo: le famiglie si conoscono e i genitori di Andrea, di tanto in tanto, vengono a trovarlo. Sia Luigi che Andrea lavorano a Padova, che è una delle poche città italiane che riconosce le coppie omosessuali con l’attestazione di famiglia anagrafica legata da vincoli affettivi, approvata dal consiglio comunale nel dicembre del 2006. Per correttezza verso i nostri lettori, diciamo che Luigi e Andrea ci hanno chiesto di non pubblicare una foto che li ritraesse in primo piano, né hanno voluto rilasciarci interviste sulla loro storia. Ieri Luigi e Andrea hanno voluto fare le cose in grande. Si sono presentati a palazzo Moroni, attorniati da parenti e amici vestiti a festa. Sono entrati in sala Bresciani Alvarez. Entrambi si sono vestiti in smoking. Qualche occhio lucido, tra gli amici più cari, si è visto. Il matrimonio si sarebbe dovuto celebrare alle 11, ma l’intoppo con le fedi nuziali in tasca al testimone bloccato nel traffico, ha fatto spostare tutto di mezz’ora. «Solitamente celebro, da consigliere comunale, i matrimoni. Questa celebrazione non è la stessa cosa. Ma grazie a questo certificato voi non siete più fantasmi, ma cittadini a pieno titolo - ha esordito Alessandro Zan - L’attestato non ha un valore meramente simbolico, ma anzi vi proteggerà da alcune discriminazioni che subiscono le coppie meno fortunate di voi, perché non vivono a Padova». All’uscita dalla sala i due protagonisti del primo matrimonio gay padovano ci hanno spiegato il motivo del loro non voler apparire sul giornale: «Non cerchiamo la visibilità mediatica - ha spiegato Luigi - Vogliamo però girare un invito a tutte le coppie gay che si amano: fate come noi, perché un giorno così non si scorda più». «Tutte le coppie hanno diritto alla felicità». «Nessuna provocazione, solo il tentativo di dare cittadinanza morale a chi si vuole bene. Hanno chiesto loro una celebrazione laica». Alessandro Zan, consigliere comunale e presidente regionale di Arcigay, tenta di gettare acqua sul fuoco delle polemiche che il matrimonio gay a palazzo Moroni scatenerà. Com’è nata la celebrazione? Sono stato contattato da questi due ragazzi che volevano sottoscrivere il certificato anagrafico e accompagnare l’atto con una celebrazione. Non vedo nulla di scandaloso». Perché ha voluto accontentarli? Perché sappiamo che nella società i simboli hanno grande importanza. E lacelebrazione dell’unione tra due persone è decisiva per la loro felicità. Come ho detto a questi ragazzi con questo rito sono diventati cittadini e non fantasmi, anche per la legge. Un gesto che non sarà esente da critiche: non teme che sia interpretato come una provocazione? Rispondo con una domanda: perché si ha paura di una ritualizzazione istituzionale della consegna del certificato anagrafico? In questa celebrazione ho visto solo parenti e amici, sia etero che omosessuali, felici di celebrare l’amore di due ragazzi. Piuttosto è il mancato riconoscimento pubblico di un legame affettivo che può danneggiare il benessere psicologico di due persone. Sentirsi cittadini di serie B fa male. Io credo che un Comune debba porsi come obiettivo la felicità dei suoi cittadini». Se il governo Prodi non è riuscito ad approvare i Dico, da parte del centrodestra potrebbe arrivare qualche apertura sul riconoscimento dei diritti individuali. Cosa ne pensa? L’argomentazione, utilizzata anche da Veltroni, che è necessario riconoscere i diritti delle persone e non delle coppie è mortificante.
E’ necessario riconoscere che il concetto di famiglia non è unico né è immutabile. I legami affettivi nascono nel contesto delle relazioni sociali e del territorio. Oggi la composizione familiare è mutata. Un governo dovrebbe riconoscere questi nuovi nuclei familiari».
Con questo governo non si arriverà ad una legge Nazionale sui matrimoni gay, e nemmeno ad un riconoscimento delle coppie conviventi. Non c'è abbastanza apertura mentale nell'Italia di oggi perchè ciò accada. Speriamo che il loro riconoscimento avvenga al più presto. Auguri Luigi e Andrea novelli sposi.
RifondaMira
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