Gioie e dolori della città metropolitana nell'ultimo consiglio dogale di Mira.



27 Settembre ore 19:00. Si cominciano le danze con una ventina di minuti di ritardo, causa il protrarsi di discussioni prima delle danze ufficiali.
L'ordine del giorno è ricco e variopinto, dopo quello del giorno precedente, tutto IMU e dolori.
Ieri il parlamento dei graminacei, seguendo fedelmente l'opera di Chaucer, auspicava bene la risoluzione delle controversie sulla vituperata città metropolitana.
Mattia Donadel (MIRA FUORI DAL COMUNE) presenta immediatamente il suo punto, estremamente dettagliato e che avrebbe ricalcato nelle linee fondamentali, quello presentato subito dopo dal capogruppo del Movimento 5 Stelle, che metteva in luce la leggera nausea del sindaco verso una legge piovuta dall' alto e a cui lui non ci stava. Mettendolo per iscritto, in modo ottimale, ovviamente con un aggiustamento da parte del legale facente parte del Movimento, con particolare attenzione all'aspetto leguleio, come metteva poi in luce il consigliere Fabio Zaccarin (PD).
La città metropolitana non piace a nessuno, cosi com'è. Il sindaco Alvise Maniero (Movimento 5 Stelle) auspica una contrarietà abbastanza netta, la sua maggioranza non propone paletti e direttive concrete per rendere concreta la lotta al cambiamento di questa legge, che di fatto istituisce una pericolosa situazione di nuovo Dogado, riportando la Serenissima ad antichi splendori che il buon sindaco Orsoni, probabile futuro 150esimo doge di Venezia, auspica felice.
Nonostante tutte le discussioni, le numerose e partecipate assemblee organizzate in tutto il territorio mirese, le spiegazioni dettagliate e non chiarissime del segretario comunale Piras alla perplessa popolazione, che ignara di tutto aveva davvero il terrore che il sindaco volesse passare di buon grado sotto Padova aggirando abilmente il problema e scavalcando all'incirca quattro comuni con un cavalcavia amministrativo notevole, il sindaco Alvise Maniero davvero non ci sta ad essere lo zimbello di Orsoni, accetterà suo malgrado questa patata bollente, non partecipando bene alla costruzione dei lavori intorno allo Statuto, mettendo dunque ben poca e leggera parola nel poker in cui per lo meno avrebbe dovuto giocare bene un paio di mani.
Come ha correttamente messo in luce il consigliere Alessio Bonetto (NOI PER MIRA), definendo l'atteggiamento ribelle del sindaco Maniero, una presa di posizione assolutamente velleitaria e in parte anche vigliacca. Copione rispettato: se la città metropolitana va bene, Maniero raccoglierà gli allori di Giulio Cesare, se va male, potrà giustificarsi in modo berlusconiano.
Alessio Bonetto ripropone fortemente ciò che affermava durante le assemblee pubbliche: è necessario discutere sullo Statuto, sulla sua formazione e determinazione democratica, altrimenti davvero si corre il rischio di avere l'ennesimo organo eletto in modo collegiale e non direttamente dalla cittadinanza, un organo alieno al mondo che controlla, potente, senza troppi vincoli.
Sempre il consigliere Fabio Zaccarin metteva in luce come l'atteggiamento passivo e lento dell'amministrazione condannasse Mira a un ruolo marginale e periferico, cosa che la cittadinanza mirese sicuramente non merita.
Dopo ampia discussione in cui gli insetti dei graminacei mostravano ampiamente molti ronzii ma pochi pungiglioni, il capogruppo Renato Martin (PD), contravvenendo alle regole della creanza, propone un documento in comune da votare compatti, enucleando il cuore del documento presentato dal consigliere Berti (MOV 5 Stelle), implicando il sindaco a impegnarsi concretamente per la città metropolitana, suggerendo poi il titolo “Mira per la città metropolitana”, rigettato poi da Maniero in quanto avrebbe dovuto aggiungere “Per un'altra città metropolitana”.
Compatto e deciso, i consiglieri del PD votano contrari all'ennesimo diktat del doge Maniero, la congiura Tiepolo non sortisce gli effetti sperati, senza nemmeno bisogno di decapitazioni di massa, il consiglio dei quattordici pone fine alla disputa con vittoria schiacciante.
Il Leviatano metropolitano, un gigantesco rospo anche troppo goloso di insetti, potrà banchettare tranquillo nell'acquitrino mirese.
C'è da chiedersi se i grilli potranno continuare a saltare da un fiore all'altro mentre tutto lo stagno rimane impantanato nell'immobilità e nella sudditanza.

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